RALUCA ANDREEA HARTEA Venire alla luce
Raluca Andreea Hartea
Venire alla Luce
a cura di Fortunato D’Amico
Intenso di emozioni, inquietudini, allegorie metalinguistiche, il lavoro di Raluca Andreea Hartea, rispecchia la condizione a cui è giunta la sua ricerca, osservando le dinamiche interiori del Sé, registrandone le oscillazioni e i rilevamenti come fa l’analista in un laboratorio sperimentale.
Le immagini della sua arte hanno infatti l’apparenza di reperti di studio, conseguiti dando forme all’indagine scientifica dei fenomeni, esaminati e valutati per mezzo del il filtro della razionalità, per tentare di individuare nei comportamenti umani le attitudini psicologiche nascoste dietro ogni aspetto di vissuto personale.
Il suo intendere il concetto artistico - scientifico si avvale dell’applicazione di regole e strumenti derivati dal mondo della psicanalisi e utilizzati per esplorare la vasta regione dell’inconscio.
Venire alla Luce è quindi una mostra che propone tre tipi di soluzioni tematiche a raccontare lo stesso soggetto: l’inconscio. I Ritratti Emotivi, le scansioni dell’Universo nelle ventiquattro ore, i fotogrammi a forma circolare che catturano istanti temporali dei processi astronomici.
La serie dei Ritratti Emotivi è costituita da ingrandimenti di impronte digitali rilevate a persone che hanno in comune la professione dell’arte. Il colore è la dominate che emerge nel dialogo tra il soggetto e le sue esperienze, è quindi una risultante dei processi d’interiorizzazione.
Le impronte digitali, con i cromatismi e le dimensioni del quadro, sono i materiali elaborati dopo una seduta dal carattere ipnotico in un iter che prevede una ritualità finalizzata a sollecitare i meccanismi automatici dell’inconscio. Il risultato finale è un opera i cui presupposti intendono superare i canoni del ritratto tradizionale. Se prima l’artista desiderava raggiungere una realistica similitudine della figura rappresentata, dopo la diffusione delle teorie di Freud egli tenta di interpretare lo stato d’animo del soggetto: adesso tutto è volto alla dimensione interna per dare un volto all’inconscio. Nell’approccio empatico le relazioni sono di una natura informale, e i segni del reciproco dialogare si manifestano in maniera invisibile e sembrano assumere una maggiore conformità all’indole della verità.
La collezione delle immagini dell’Universo, registrate in streaming nel corso delle ventiquattro ore, mostra invece gli effetti del sole nel suo alternarsi tra luce e buio, dando origine al perenne inseguirsi della notte e del giorno. L’avvicendamento tra le stelle notturne e l’astro solare, nella poetica di Raluca Andreea Hartea, mette in confronto parallelo le attività mentali dell’inconscio con quelle del conscio.
Quando indaga la natura e l’universo “l’uomo trova se stesso”, per usare l’espressione del fisico Werner Heisenberg.
Queste opere sono, a ben vedere, delle ecografie celesti, porte che si aprono verso l’infinito e suggeriscono corrispondenze tra l’universo interiore e quello esteriore. Osservandole con consapevolezza acquisiamo la coscienza del Tutto e del nostro legame con esso, in quanto frattali di questo macrocosmo di cui dobbiamo imparare a riconoscere l’armonia, e si può decifrare in essi, come nei sogni, il messaggio di qualche tendenza finalistica evolutiva dell’inconscio.
Invece, nelle opere dei fotogrammi, scattate per bloccare la successione dello spazio tempo in un’unica soluzione figurativa, il contrasto tra la forma circolare della calotta celeste e il quadrato che definisce i limiti della tela, è lo spunto di interessanti speculazioni sul simbolismo delle forme.
Il cerchio riporta l’idea di un archetipo che non ha inizio né fine, è senza un orientamento specifico, ma la sua conformazione contiene l’universale, rappresenta quindi la Divinità e il Cielo. Il quadrato è invece la Terra, è l’Uomo, con la sua logica conoscitiva proiettata a classificare e a ordinare il caos che lo circonda.
Per Jung il cerchio è l'immagine archetipica della totalità della psiche, del Sé, contrapposto al quadrato, simbolo della materia del corpo, della realtà. Insieme costituiscono gli elementi della dinamica ciclica di notte e giorno, del passaggio tra Terra e Cielo, della necessità di conoscere l’imperfetto e per organizzare il perfetto. La loro comunione manifesta l'aspirazione dell’umanità al raggiungimento di un nuovo equilibrio, in una dimensione superiore.
Il rapporto Cielo-Terra simboleggiato dal Cerchio-Quadrato ci riporta all’affermazione di Giordano Bruno, descritta nel trattato De la Causa, Principio et Uno dove asserisce: "Possiamo affermare con certezza che l’universo è tutto esso centro, o che il centro dell’universo sta dappertutto e la sua circonferenza in nessun luogo".
L’universo è chiuso dentro di noi. L’Arte di Raluca Andreea Hartea si muove alla ricerca delle chiavi perdute, togliendo i sigilli ai portoni del paradiso che impediscono l’accesso agli immaginari mondi a cui ancora non riusciamo a dare un volto. Lo scopo di quest’arte è dunque quello di consentirci di entrare nella fluidità dell’insondabile, penetrando a fondo il mistero della vita, organizzando gli strumenti necessari per guidare l’individuo verso la trasformazione evolutiva dell’umanità attraverso l’assunzione di un atteggiamento consapevole, equilibrato, etico, disponibile verso gli altri.
Se l’osservatore si sentirà stimolato ad approfondire l’esplorazione dell’inconscio, superando il tradizionale modo di considerare il ritratto, e accetterà di esaminare se stesso sotto una nuova luce, allora il missione affidata a questi lavori sarà stata raggiunta.
Buona Fortuna!
Venire alla Luce
a cura di Fortunato D’Amico
Intenso di emozioni, inquietudini, allegorie metalinguistiche, il lavoro di Raluca Andreea Hartea, rispecchia la condizione a cui è giunta la sua ricerca, osservando le dinamiche interiori del Sé, registrandone le oscillazioni e i rilevamenti come fa l’analista in un laboratorio sperimentale.
Le immagini della sua arte hanno infatti l’apparenza di reperti di studio, conseguiti dando forme all’indagine scientifica dei fenomeni, esaminati e valutati per mezzo del il filtro della razionalità, per tentare di individuare nei comportamenti umani le attitudini psicologiche nascoste dietro ogni aspetto di vissuto personale.
Il suo intendere il concetto artistico - scientifico si avvale dell’applicazione di regole e strumenti derivati dal mondo della psicanalisi e utilizzati per esplorare la vasta regione dell’inconscio.
Venire alla Luce è quindi una mostra che propone tre tipi di soluzioni tematiche a raccontare lo stesso soggetto: l’inconscio. I Ritratti Emotivi, le scansioni dell’Universo nelle ventiquattro ore, i fotogrammi a forma circolare che catturano istanti temporali dei processi astronomici.
La serie dei Ritratti Emotivi è costituita da ingrandimenti di impronte digitali rilevate a persone che hanno in comune la professione dell’arte. Il colore è la dominate che emerge nel dialogo tra il soggetto e le sue esperienze, è quindi una risultante dei processi d’interiorizzazione.
Le impronte digitali, con i cromatismi e le dimensioni del quadro, sono i materiali elaborati dopo una seduta dal carattere ipnotico in un iter che prevede una ritualità finalizzata a sollecitare i meccanismi automatici dell’inconscio. Il risultato finale è un opera i cui presupposti intendono superare i canoni del ritratto tradizionale. Se prima l’artista desiderava raggiungere una realistica similitudine della figura rappresentata, dopo la diffusione delle teorie di Freud egli tenta di interpretare lo stato d’animo del soggetto: adesso tutto è volto alla dimensione interna per dare un volto all’inconscio. Nell’approccio empatico le relazioni sono di una natura informale, e i segni del reciproco dialogare si manifestano in maniera invisibile e sembrano assumere una maggiore conformità all’indole della verità.
La collezione delle immagini dell’Universo, registrate in streaming nel corso delle ventiquattro ore, mostra invece gli effetti del sole nel suo alternarsi tra luce e buio, dando origine al perenne inseguirsi della notte e del giorno. L’avvicendamento tra le stelle notturne e l’astro solare, nella poetica di Raluca Andreea Hartea, mette in confronto parallelo le attività mentali dell’inconscio con quelle del conscio.
Quando indaga la natura e l’universo “l’uomo trova se stesso”, per usare l’espressione del fisico Werner Heisenberg.
Queste opere sono, a ben vedere, delle ecografie celesti, porte che si aprono verso l’infinito e suggeriscono corrispondenze tra l’universo interiore e quello esteriore. Osservandole con consapevolezza acquisiamo la coscienza del Tutto e del nostro legame con esso, in quanto frattali di questo macrocosmo di cui dobbiamo imparare a riconoscere l’armonia, e si può decifrare in essi, come nei sogni, il messaggio di qualche tendenza finalistica evolutiva dell’inconscio.
Invece, nelle opere dei fotogrammi, scattate per bloccare la successione dello spazio tempo in un’unica soluzione figurativa, il contrasto tra la forma circolare della calotta celeste e il quadrato che definisce i limiti della tela, è lo spunto di interessanti speculazioni sul simbolismo delle forme.
Il cerchio riporta l’idea di un archetipo che non ha inizio né fine, è senza un orientamento specifico, ma la sua conformazione contiene l’universale, rappresenta quindi la Divinità e il Cielo. Il quadrato è invece la Terra, è l’Uomo, con la sua logica conoscitiva proiettata a classificare e a ordinare il caos che lo circonda.
Per Jung il cerchio è l'immagine archetipica della totalità della psiche, del Sé, contrapposto al quadrato, simbolo della materia del corpo, della realtà. Insieme costituiscono gli elementi della dinamica ciclica di notte e giorno, del passaggio tra Terra e Cielo, della necessità di conoscere l’imperfetto e per organizzare il perfetto. La loro comunione manifesta l'aspirazione dell’umanità al raggiungimento di un nuovo equilibrio, in una dimensione superiore.
Il rapporto Cielo-Terra simboleggiato dal Cerchio-Quadrato ci riporta all’affermazione di Giordano Bruno, descritta nel trattato De la Causa, Principio et Uno dove asserisce: "Possiamo affermare con certezza che l’universo è tutto esso centro, o che il centro dell’universo sta dappertutto e la sua circonferenza in nessun luogo".
L’universo è chiuso dentro di noi. L’Arte di Raluca Andreea Hartea si muove alla ricerca delle chiavi perdute, togliendo i sigilli ai portoni del paradiso che impediscono l’accesso agli immaginari mondi a cui ancora non riusciamo a dare un volto. Lo scopo di quest’arte è dunque quello di consentirci di entrare nella fluidità dell’insondabile, penetrando a fondo il mistero della vita, organizzando gli strumenti necessari per guidare l’individuo verso la trasformazione evolutiva dell’umanità attraverso l’assunzione di un atteggiamento consapevole, equilibrato, etico, disponibile verso gli altri.
Se l’osservatore si sentirà stimolato ad approfondire l’esplorazione dell’inconscio, superando il tradizionale modo di considerare il ritratto, e accetterà di esaminare se stesso sotto una nuova luce, allora il missione affidata a questi lavori sarà stata raggiunta.
Buona Fortuna!