TROILO Reazioni



Black. An absolute void. A deep infinity, a disturbing blindness.
It begins with a fade-out. A sudden flash of light. Your hand touches your brow as you try to cover your eyes. The pain leaves you confused. It feels like you're losing your balance. You stagger.
Relax. Breathe. It's just an exhibition, you tell yourself. I can see paintings on the walls, I hear some background music. There must be a table somewhere with a glass of wine ready to comfort me.
And yet, something isn't right. Your eyes burn. The pain becomes excruciating. I'm alone, totally alone. And this is no painting: it's me, in front of a mirror. Naked. And I'm afraid.

No: Troilo's latest solo exhibition, REAZIONI (REACTIONS), is not like the others. REAZIONI is a journey to caverns that are yet unexplored, shaped in the hands of an unsympathetic guide. Traces sculpted in one, two, a thousand dimensions, canvases that are raped and wounded.
Something abnormal is dragging itself through the canvases, a seed of discord. Not chaos, not cosmos. Not yet. It's a challenge to art, lighting up the repressed, less traveled shadows on the path. An eruption of what is left unsaid, of the unseen that shows itself. Finally.
An artist who is never satisfied but always in motion, Troilo has demolished the two dimensions he had relied on until now, seeking new solutions which could incarnate his idea. A man is the antenna between the extremes, a utility pole enduring electron bombs, electric discharges of suffering. A canvas at the center of the room shows two faces at a reverse angle: the indefinite dyad of black and white becomes the primal One again. The two-toned fist acts as a ram against the viewer's disarmed defenses. A fist that opens existence to that which is immeasurable, loaded with contradictory polysemes that are rich with meaning. A semiotic short circuit ever on the brink of madness. Breaking and opening, a defense and an invitation to make contact, action and reaction. The objective: to shatter the invisible bubble that protects us while coming between us and experience. A tear in the net opens towards another world that remains faithful to the earth, never utopian, but rather filled with mud and blood. The symbol of infinite potential, a flash that in its unadulterated denunciation of accepted suffering bears witness to the impulse and possibility of vital reaction. An apologia of freedom drawn without illusive political rhetoric or promises of an inner paradise. We are particles, alone and crazed, traveling chaotically towards hidden destinations. But that light that breaks the barren repetition of tied, bridled, imprisoned marionettes stands witness, telling us that contact is possible. The cube, a closed figure perfect in its finiteness, chained by cloned figures without individuality, has been shattered. But to cross the boundary, we need to find the strength to reach the place of our own twilight. That twilight is the creative freedom that has led Troilo to surpass himself, and above all to violate himself, showing the flesh hidden beneath the skin just as the other can find his own molecules again and, in the end, find himself. He appears narcissistic, egoistic and closed in on himself, but it is an impression left to a distracted and frivolous gaze: Troilo renders himself the champion of the universal. A mirror deformed by the other, through his body you can see yourself reflected but transfigured. And it hurts to look.
These canvases - splinters gone wild, ready to explode in the eyes of the viewer - speak of a wild flight, of the search for a precarious equilibrium. Troilo has disavowed the path of renunciation and stagnation, seeking the secrets of the power to hold contrary elements within himself in order to cast back white and black flashes dancing together.
Troilo has drawn a weapon in two phases and two colors so as to destroy and to recreate. To break the mask that restrains us, the other that suffocates us, the repetition that renders us automatic. But death is only the first step to rebirth.

REAZIONI is the artist's challenge to the viewer, and even more so, a challenge to himself.
Here I am again, naked, alone. Among walls of light and shadowy abysses, I risk losing myself. My eyes continue to pulse; the excruciating pain remains. I let out a scream. I observe myself in the mirror. I see myself.
I am no longer afraid. I react.

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REAZIONI
Testo di Mattia Zappile

Nero. Nulla assoluto. Infinità profonda, cecità sconcertante.
Dissolvenza in apertura. Un bagliore di luce improvviso. La mano che sfiora le ciglia prova a coprire i tuoi occhi. Il dolore ti lascia confuso, ti sembra di perdere l’equilibrio. Barcolli.
Rilassati, Respira. Sono soltanto a una mostra ti dici. Vedo dei quadri appesi alle pareti, sento una musica in sottofondo. Da qualche parte ci sarà un tavolo con un bicchiere di vino preparato per coccolarmi.
Eppure qualcosa non torna. Gli occhi bruciano. Il dolore si fa lancinante. Sono solo, completamente solo. E questo non è un quadro, questo sono io davanti a uno specchio. Nudo. E ho paura.

No, non è una mostra come le altre REAZIONI, la nuova personale di Troilo. REAZIONI è un viaggio verso grotte ancora vergini, plasmato dalle mani di una guida indisponente. Tracce scolpite su una, due, mille dimensioni, tele stuprate, ferite.
Qualcosa di anomalo si trascina tra le tele, un seme di discordia. Non kaos, non kosmo. Non ancora. Una sfida all’arte, luce sul sentiero che illumina ombre poco trafficate, rimosse. Eruzione del non detto, del non visto che si mostra. Finalmente.
Artista mai pago, sempre in moto, Troilo ha scardinato le due dimensioni cui finora si era poggiato, alla ricerca di nuove soluzioni che rendessero carne l’Idea. Un uomo è l’antenna tra gli estremi, palo elettrico sopporta bombe di elettroni, scariche di sofferenza. Una tela appesa nel centro della sala ha due facce in controcampo, la diade indefinita del bianco e nero torna Uno primigenio. Il pugno bicromatico fa da ariete contro le disarmate difese dell’osservatore. Un pugno che apre l’essere all’incommensurabile, carico di polisemie contraddittorie ricche di senso. Un cortocircuito semiotico sempre sull’orlo di impazzire. Rottura e apertura, difesa e invito al contatto, azione e reazione. Obiettivo: infrangere l’invisibile bolla che ci protegge e insieme si frappone tra noi e l’esperire. Un’ apertura, uno squarcio nella rete verso un al di là fedelissimo alla terra, mai utopico, anzi pieno di fango e sangue. Simbolo di una potenzialità infinita, bagliore che testimonia, nella schietta denuncia di una sofferenza accettata, lo slancio e la possibilità di una reazione vitale. Apologia della libertà disegnata senza retoriche fantapolitiche o promesse di paradisi interiori. Siamo particelle sole e impazzite che viaggiano con moto caotico verso mete nascoste. Ma quella luce che rompe l’arida ripetizione di marionette legate, imbrigliate, imprigionate, testimonia, ci dice, che un contatto è possibile. Il cubo, figura chiusa e perfetta nella sua finitezza, incatenato da figure clonate e senza individualità, è stato infranto. Ma per superare il confine occorre trovare le forze per giungere nel luogo del proprio tramonto. Quel tramonto che è libertà creativa e ha portato Troilo a superare se stesso, soprattutto a violarsi, mostrando le carni nascoste sotto la pelle così che l’altro possa ritrovare le proprie molecole e, alla fine, se stesso. Apparentemente narcisista, egoista, chiuso, ma è impressione lasciata a uno sguardo distratto e frivolo, Troilo si fa campione dell’universale. Specchio deformato dell’altro, attraverso il suo corpo potrai vederti riflesso, ma trasfigurato. Guardare farà male.
Queste tele, schegge impazzite pronte a esplodere negli occhi dell’osservatore, raccontano di un folle volo, della ricerca di un equilibrio pericolante. Troilo ha rinnegato la strada della rinuncia e della stasi, cercando i segreti del potere di accogliere in sè i contrari, per rigettare lampi bianchi e neri tra loro danzanti.
Troilo ha disegnato un’arma a due tempi e due colori per distruggere e ricreare. Per rompere la maschera che ci imbriglia, l’altro che ci soffoca, la ripetizione che ci automatizza. Ma morire è solo il primo passo per rinascere.

REAZIONI è una sfida allo spettatore, ancor più, una sfida a sé stesso.
Eccomi di nuovo nudo, solo. Tra muri di luce e abissi di ombra rischio di perdermi. L’occhio continua a pulsare, il dolore, lancinante, rimane. Mi sfugge un urlo. Davanti allo specchio mi osservo. Mi vedo.
Ora non ho più paura. Reagisco.